Mentre camminavamo con il nostro solito passo distratto, qualcuno ha inclinato il mondo.
Abbiamo iniziato a precipitare, giù per questo nuovo pendio che era la vita, più veloci, sempre più veloci.
Dietro di noi gli oggetti, le altre persone, i ricordi, le tazzine del caffè vuote, abbandonate sul tavolo in cucina, il giornale appena sfogliato sul divano, il tubetto del dentifricio aperto, una camicia stropicciata sulla sedia in camera, la Tv accesa su un programma a caso, senza audio.
Abbiamo iniziato a precipitare giù, senza sosta.
A volte sembra quasi di volare, con il groppo in gola e l’ansia grande del momento in cui ci fermeremo.
Nell’attesa che la terra torni piatta, che ci si possa rialzare in piedi, scrollare di dosso la polvere, medicare le ferite e riprendere, lentamente, a camminare.