Archivi tag: scrittura

Promemoria

Mi hanno chiesto: come mai aggiorni così poco il blog?

Eh. Grazieperladomanda.

Perché ci sono twitter e facebook e il tempo da perdere e il libro da finire e consegnare speriamo in tempo. E poi ci sono i viaggi, il lavoro, e le rogne.

Chi come me non ha fatto del blog un lavoro non può fare a meno di trascurare il blog per il lavoro. O per la ricerca di lavoro.

Scrivo questo post come promemoria, per ricordarmi che vale sempre la pena scrivere per comunicare e non solo per mangiare.

Torno a fare tutto il resto.

La nuova abitudine

C’è questa nuova abitudine che mi piace molto.

Quando cominci ad avere nuove abitudini, il tuo bar, la tua bancarella della verdura preferita, l’angolo dove dare gli appuntamenti, il tuo ufficio postale, quando cominci ad avere nuove abitudini ti senti a casa.

C’è questa nuova abitudine che mi piace molto che è iniziare a bere l’aperitivo con le amiche in un locale, per poi spostarci in un altro a mangiare dolci e bere vino. È un rituale che è nato come tutti i rituali, un po’ per caso e un po’ per destino, com’è nata la nostra amicizia, che poi io, un anno fa, non uscivo mai con loro e adesso sono le persone che cerco quando mi succede qualcosa di bello e quando, ahia!, mi succedono le cose brutte, quando la nostalgia mi assale, quando non ho muri abbastanza duri contro cui sbattere la testa, quando ho bisogno di qualcuno che mi salvi la vita.

E una sera eravamo lì, a bere e poi camminare e poi bere ancora vino e scegliere i dolci e lì, mentre raccontavamo la nostra quotidianità così terribilmente importante, il marito di un’amica ha detto una cosa così semplice e bella che avrei voluto pensare da me.

Lui ha detto, tra un bicchiere di Nero d’Avola e un boccone di cheesecake, che si smette di scrivere tanto e appassionatamente quando non si ha più bisogno di mandare messaggi.

E io ho capito perché quest’anno ho scritto tanto, perché dovevo dire le cose, a chi avrei voluto dirle e a chi no. Ho capito che avevo bisogno di lanciare segnali, di aspettare che la corrente trascinasse i miei messaggi nella bottiglia, avevo bisogno di parlare ad alta voce e avere qualcuno che ascoltasse, qualcuno soprattutto sconosciuto e attento.

C’è questa nuova abitudine che mi piace molto, che è capire me stessa ascoltando gli altri, che è bere vino con persone belle, che è sentirmi a casa in questa Milano che ha angoli nuovi e il sole caldo anche a novembre.

Pre scriptum

Oggi avevo preso un giorno di ferie e avevo progettato di passarlo a scrivere.

Dopo aver bevuto il caffè, stamattina, ed essermi lavata i capelli, sono andata in posta e al supermercato.

Poi sono passata a recuperare un pacco a casa di mia madre e il pedale della bici mi sembrava non funzionare benissimo e mi sono fermata dal vecchietto che le aggiusta, le bici, per fargli controllare il pezzo.

Sono rientrata e ho pensato che non sarebbe stata una cattiva idea fare una lavatrice, ma prima c’erano tutti i panni delle precedenti lavatrici da sistemare e dopo bisognava appendere tutto con estrema cura, ché il mio compagno dice che faccio la centrifuga troppo elevata e non appendo bene e allora hai voglia a stirare! non verranno mai perfetti!

E si è fatto tardi e, intanto, avevo già mangiato, lavato i piatti e poi ho perso tempo sui social network per spiegare agli amici che a quella festa di sabato, dove c’erano tutti tutti, non ero sbronza, era solo molto stanca.

Poi ho portato il notebook a letto e ho pensato “adesso mi ci metto davvero” ed è arrivato il gatto e siamo stati lì, a poltrire come due felini, mentre il tempo scorreva sul mio senso di colpa.

Adesso sono seduta al tavolo della cucina, che scrivo per non scrivere quello che avrei dovuto scrivere, mentre preparo la cena e penso che dovrei lavare il bagno prima di andare a dormire.

Credo che le ferie non siano fatte per scrivere.

Le ferie sono fatte per fare quelle cose che non puoi fare mentre lavori e che quasi sempre non puoi fare se non lavori.

Per riempire le pagine bianche non ci vogliono le ferie, non basta una pausa dalla routine del lavoro per riuscire a mettere nero su bianco i monologhi interiori accumulati.

Per scrivere forse avrei bisogno di mettermi in malattia, in aspettativa o di vincere una rendita.

Ma se vincessi una rendita forse non avrei più voglia di scrivere. Passerei tutto il tempo a viaggiare. Mi dimenticherei di non aver abbastanza tempo per fare le cose che mi piacerebbe fare e le farei solo quando ho davvero voglia di farle.

Forse sarei più felice.

E di sicuro ci sarebbe qualcun altro a stirare i miei panni troppo centrifugati per essere perfetti.