IL FINE ORATORE E LA SODOMIA MASCHERATA

Il ministro del lavoro Damiano, intervistato dalla Tv di Repubblica sul tema dei giovani e del precariato, risponde alle perplessità di un 26enne laureato e aspirante a una posizione a tempo indeterminato con una profezia degna della Sibilla Cumana.

– A questo giovane dico: entra nel mondo del lavoro, perché io voglio incentivare il fatto che, dopo alcuni anni di flessibilità buona, di formazione, di avvicinamento al lavoro, tu possa, attraverso una convenienza (n.d.r. per il datore di lavoro) che io stabilisco facendoti costare meno il lavoro stabile, passare dalla flessibilità alla stabilità! –

Dopo aver ascoltato più volte l’intervista, sperando si trattasse di una candid camera, mi chiedo in cosa, la proposta del ministro, possa modificare la disastrosa attuale situazione del lavoro per i giovani, dal momento che il precariato gioverà alle aziende sempre più del suo ridicolo incentivo, che dopo la laurea ci toccheranno, comunque, "alcuni anni di flessibilità" seppur "buona", che tra le sue priorità c’è solo quella di non essere fischiato alle manifestazioni e che ritiene il modello vincente ai suoi tempi (laurea, lavoro, casa, famiglia entro i 30 anni) non più riproponibile.

Nell’attesa che il doloroso sforzo di memoria al quale mi sottopongo da mesi mi ricordi cosa mi aveva dato l’impressione che quello votato potesse essere un governo di sinistra, invito tutti a scrivere al sito di Repubblica per manifestare il proprio disappunto.

Perché siamo disposti a continuare a essere flessibili, purché non ci costringano a fletterci a 90 gradi.

59 commenti su “IL FINE ORATORE E LA SODOMIA MASCHERATA”

  1. è brllo poter dire “IO NON LI HO VOTATI!”

    suona pressapoco come: “non faccio parte di quell’immane schiera di infinocchiati!”… anche se poi entrambi rientriamo nella schiera dei somizzati….!!

    ciao!

  2. Secondo me dovevano far aumentare il costo del lavoro precario e non agevolare ulteriormente chi prima si avantaggia del precariato e poi trae ulteriori vantaggi dalla nuova legge.

  3. posso fare un po’ il rompiballe (tanto per cambiare)? Repubblica…una “p”… (perdonami ma era troppo forte la tentazione – per una volta – di tirare le orecchie alla dott.ssa Dania) Bacio

  4. ho mandato anche io un commento a Repubblica TV…questa gente è fuori dal tempo (Bluvertigo docent)

  5. la verità è sempre e solo una… il buon lavoro per il lavoratore passa attraverso una giusta equazione costi vincoli per lazienda… cosa che ora non è..

    bisognerebbe rifare tutto il welfare dall’inizio, è un problema molto complicato.. tanti poteri, tanti poteri forti….. per risolvero bisogna partire dalla radice, non sarà un incentivo qua ed un disincentivo là a fare cambiare le cose..

    come si dice… “fatta la legge trovato l’inganno”…

    seppur apparentemente semplice è dal 1995 (se non sbaglio) che se ne parla ma nessuno mai lo ha risolto, è difficile dovere scontentare tutti per render loro una giustizia eventualmente futura.. ma lunica via per me è quella.. scontentare tutti…

    non puoi azienda pretendere di potere fare quello che vuoi con i lavoratori flessibili senza dar loro nessuna garanzia.. ma non puoi lavoratore pretendere che lazienda ti assuma sostanzialmente sposandoti.. (anzi forse se ti sposa gli costa meno) .. diciamo che un po di buon senso sarebbe la cosa opportuna ma buon senso ed affari.. (e la politica è affari) non van di pari passo..

    zeus

  6. Certo: allora cominciamo col licenziare e riassumere precariamente politici, professori universitari di ruolo, incompetenti e improduttivi e diamo spazio ai giovani.

    Buon senso + affari.

  7. la teoria è perfetta.. e son anche daccordo.. se ti candidi con queste idee prometto che ti voto.. ma chi i voti li ha presi veramente e si trova là quello che tu proponi non lo farà mai.. ne mai lo ha fatto.. altrimenti le elezioni successive non sarà piu candidato..

    pero si tratta di buon senso + affari.

    zeus

  8. Mannaggia a sti pupazzi: kompagni in piazza, poi si va al potere, con auto di servizio e tutti gli annessi, compreso un non trascurabile assegno a carico della fiscalità generale (noi) e si vomitano cazzate di questa portata. La verità (triste) è una sola: li tiene insieme solo l’antiberlusconismo. Sarebbe divertente sapere quanti nipoti, cugini e figli il compagno ministro ha infilato, a suon di consulenze da decine di migliaia di euro l’anno, nello stato di previsione della spesa dei vari ministeri. E se così non fosse, se il compagno ministro è un compagno onesto, perché, avendo constatato di avere le mani legate, non si dimette con un atto di grande coerenza e correttezza?

    Siamo passati da Ali Babà al Sor Tentenna: l’Italia è rimasta nel mezzo ad affondare e noi sopra, ma con i piedi a mollo.

    Giichi

  9. Dadevoti:Secondo me dovevano far aumentare il costo del lavoro precario e non agevolare ulteriormente chi prima si avantaggia del precariato e poi trae ulteriori vantaggi dalla nuova legge.

    Quoto, riquoto e staquoto…..

    Sarebbe giusto che il lavoro precario venisse pagato di più di quello fisso….

    L’economia ne gioverebbe, in quanto ci sarebbero delle aziende con personale flessibile e preparato (giovane non sempre è meglio).

    Nel frattempo non ci sarebbero più sfruttati.

    Credo che ne beneficeremmo tutti.

  10. Riquoto condividendo:

    Difficile obbligare un’impresa ad aumentare le paghe, meglio che sia lo Stato a far lievitare i costi del lavoro precario ottenendo un surplus da girare nella busta paga del precario.

  11. Iniziamo magari mandando a casa una classe politica che ha una media di età tra le più alte d’europa. La “poltrona” è dura da lasciare… unitamente a tutti i privilegi ad essa legati.

  12. Ma ‘sti vecchi de merda se ne possono stare in poltrona a casa loro. E pure in ciabatte!

    Dania nervosa dopo una fila alle poste tra tirannosauri e mummie.

  13. Non gliene frega niente a nessuno. A questi stronzi politici interessa solo la poltrona e pensare a maturare la pensione che uno normale può immaginare solo di vincere al lotto!

  14. I poveri poliziotti che protestano perchè non hanno soldi per la benzina per le loro macchine (e io mi domando se sia per le macchine di servizio o per le loro private o quelle di amici parenti come, pare, sia consuetudine). La soluzione è una cara Dania: visto che tutti vanno a Roma a spaccare le balle ANDIAMO ANCHE NOI! LAUREATI PRECARI DI TUTTA ITALIA ANDIAMO A FARE SENTIRE LA NOSTRA VOCE. Pare che sia a destra che a sinistra siano duri d’orecchi, occorre urlare molto forte. E portare molti AMPLIFON!

  15. magdalene, sbagli il tuo bersaglio te la prendi con i deboli accusando i poliziotti di fare peculato, perchè non lo fanno almeno qui al nord….poi il su dè un’altra cosa….

    Concordo con tutto quello che dite sui vecchio dinosauri che sono i nostri politici, ma non concordo sul’equazione laurea=lavoro.

    Uno non può pensare sono laureato in filosofia voglio essere assunto come filosofo. Il lavoro non è più un diritto bisogna adattarsi e soffrire per lavorare, adattarsi mangiare merda piegarsi a 90 e oltre. Io sono libero professionista e forse mi piego 100 volte tanto un dipendente o un precario. IL PROBLEMA E’ CHE SIAMO UN PAESE DI VIZIATI

    gigi

  16. gimanto

    Art. 4.

    La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

    Ora dimmi che questo testo è fatto da viziati.

    Qui si tracima nella stupidità.

  17. Credo che il senso fosse che alcune persone non si accontentano di entrare nel mondo del lavoro facendo lavori al di sotto del titolo di studio.

    Almeno, io l’ho capito così…….

    La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

    Vero, l’ufficio di collocamento è statale.

    Se però un certo tipo di specializzazione non è richiesta, non vedo come possa intervenire lo stato…. temo che l’unica soluzione sia accettare un lavoro di diversa natura, nell’attesa di trovare qualcosa di più adatto.

  18. mi sembra ovvio ricordare a chi scrive che “Il lavoro non è più un diritto bisogna adattarsi e soffrire per lavorare”.

    Significa che non ha mai letto la costituzione italiana.

    Il problema non è “che siamo un paese di viziati” ma un paese di smemorati.

  19. dadevoti, so cosa c’è scritto nella costituzione, e ok vai ad un’agenzia del lavoro e ti trovano un impiego in una settimana, ma poi lo accetti? ho dei dubbi. ed è qui che dico che è un paese di viziati, sempre ad aspettarsi qualcosa dall’alto e non accontentarsi mai.

    Io dico solo che se trovi un lavoro lo prendi e ti dai da fare, ti guardi attorno, cresci. Ogni tanto mi trovo difronte a qualcuno laureato da due anni che pensa di sapere tutto, non è così (ALMENO NON SEMPRE). UMILTà ECCO LA PRIMA CARATTERISTICA PER TROVARE UN LAVORO FISSO……QUI NE VEDO POCA…

    GIGI

  20. Prescindendo dal fatto che la mia laurea la uso come “lubrificante nei rapporti sessuali cit. Dania” e ho fatto pure il magazziniere in imprese edili. Posso affermare che i veri viziati non sono i poveracci che frequentano gli uffici di collocamento, ma quei datori di lavoro che fingono di dimenticarsi alcuni dei diritti fondamentali dei lavoratori.

    Ricevere proposte di lavoro dove le ferie sono un dono , la malattia non esiste, il salario è in parte in nero, fanno rimpiangere la fatica che mio padre ha fatto tra i partigiani.

    Francamente non ho l’umiltà di vedere i miei diritti stracciati per agevolare l’acquisto di un suv all’imprenditore di turno.

  21. Io torno da un’esperienza (di stage=sfruttamento) devastante nella pubblica amministrazione, dove chi dovrebbe lavorare non fa una sega (francesismo) tutto il giorno e piglia stipendi da capogiro e dove chi non prende nulla o quasi (io) sgobba come un mulo.

    Per trovare lavoro appena laureati ci vuole la raccomandazione, sennò si sta a spasso a mendicare una qualsiasi opportunità, mal pagata e demansionante.

    In Italia, purtroppo, vengono premiati solo i ricchi, i venduti e gli incompetenti.

    A PROPOSITO: qualcuno, come me, ha visto l’intervista a Matteo Montezemolo andata in onda ieri al tg5? Sto ancora smadonnando …

  22. controcorrente… non credo sia solo una questione di quanto costi un mese di un precario e quanto un mese di uno a tempo indeterminato… il precariato, in alcuni ambiti e’ tutt’altro che sottopagato… quello che, (un altra cosa che puo’) spiega (re) l’aumento del lavoro precario e’ che in tempi di dinamiche di mercato molto veloci la dimensione dell’azienda deve poter adeguarsi alla variazione della domanda in tempi rapidi e con costi accettabili… cosi’ anche se magari un precario non costa affatto meno di un dipendente, il potergli dire in quattro e quattr’otto da domani non mi servi piu’ fa una bella differenza… un’altra bella differenza e’ che i precari gli brucia il culo perche’ o producono o vanno a casa… ora, in posta difficilmente troverai un precario allo sportello… difficilmente ti trattera’ educatamente, difficilmente avra’ voglia di fare cio’ che dovrebbe e difficilmente lo fara’… mettici un precario e digli sei in prova non sgarrare e vedi come combiano le cose…

    quello di cui godo indirettamente (da precario sovrapagato) e’ proprio questa rigidita’… e’ infatti questa a dare ampio spazio al lavoro non garantito e se hanno bisogno di te, la tua flessibilita’ verra’ ampiamente remunerata…

    quello che penso in definitiva e’ esattamente il contrario di cio’ che dite voi, il problema non sta nel garantire i precari, farli entrare nella sancta sanctorum del sindacato e liberarli dall’ansia di essere sempre in bilico, piuttosto e’ evitare alla societa’ nel suo coplesso di finanziare privilegi ai sempre meno lavoratori garantiti… abbassando queste bariere difensive, mandando per primi i sindacati a lavorare, il precariato sara’ sempre meno un comodo escamotage e potremo finalmente pensare che qualcosa garantiscano anche a noi… almeno una fottuta pensioncina per il futuro… almeno una fottuta settimana quando diveniamo padri… almeno una fottuta assistenza quando stiamo male… qualcuno sopra ha deto che il problema e’ serio e va rifondato il wellfare, si’, esatamente… ma con idee che tengano conto della globalizzazione, del mercato cinese, di internet, della facilita’ di trasmissione delle informazioni, non con preistoriche dogmatiche idee del posto fisso garantito, del sindacato dei lavoratori, del diritto al lavoro, che poi non ho mai capito cosa significhi…

  23. concordo con empatia..

    I post di cui sopra rendono esattamente lidea del perche sia cosi difficile riformare il mercato del lavoro… l’imprenditore e il lavoratore non accettano le reciproche giuste rimostranze e cosi, come sempre, non si risolverà mai nulla… entrambi han le loro ragioni… ma, o si trova un punto d’incontro o non se ne fara mai nulla, come su quasi tutto in italia.. (giustizia, sanità, infrastrutture, ecc ecc ecc)… siamo un paese mezzo fermo perche le varie parti via via interessate non sono in grado di farsi reciproche concessioni.

    zeus

  24. Vorrei solo aggiungere una cosa,

    Gimanto:Io sono libero professionista e forse mi piego 100 volte tanto un dipendente o un precario.

    Io sono stato artigiano degli anni, modo elegante di dire lavoro straprecario e senza alcuna garanzia…….

  25. i problemi dei precari non sono legati alla volontà di anelare il posto fisso.

    un problema è che la società (vedi ssn, accesso al credito, etc) non è pronta a gestire un lavoratore precario.

    un altro lo ha centrato empatia, ma dal punto di vista sbagliato -a mio giudizio, s’intende- ha ragione a dire che il mercato è sempre meno rigido, che per essere concorrenziali ci vuole flessibilità, ma ha torto se pensa che si possa scaricare gratuitamente sul dipendente il rischio di impresa.

    la flessibilità vuol dire che l’impresa chiede al lavoratore di farsi carico di una parte dei rischi (calo del lavoro, concorrenza …) però questi rischi vanno retribuiti.

    questo è la differenza tra il “progetto di legge Biagi” e quell’obrobrio che ne è venuto fuori e che si chiama legge delega 30 del 2003 (non chiamatela legge biagi).

    la differenza emerge proprio nello spirito, e si riflette nelle conseguenze.

    se da una parte Biagi sosteneva che il mercato del lavoro cominciava a necessitare di una partecipazione del lavoratore nelle sue (del lavoro) dinamiche, dall’altra andava riconosciuta al lavoratore questa maggiore consapevolezza (in retribuzione e con nuovi diritti).

    la trasformazione (ripeto, proprio nello spirito e poi nelle conseguenze) si legge nei discorsi che faceva il pres del consiglio nel periodo dell’approvazione. i suoi discorsi erano del tipo: i contratti a tempo determinato servono per entrare nel mondo del lavoro, perchè è meglio questo che essere senza lavoro. sono la soglia di entrata e come tale pagano uno scotto.

    questo secondo ragionamento è stato un notevole passo indietro per i diritti al lavoro, sembrano i discorsi che facevano le corporazioni per imporre un tirocigno (praticamente gratuito) e che dall’inizio del secolo è stato ferocemente combattuto da tutte le organizzazionii sindacali.

    questo discorso è preso pari pari dai più beceri ragionamenti padronali dell’inizio dell’industralizzazione.

    si noti che questo discorso rimane ancora in piedi per alcune categorie di lavoratori legate agli albi, ma almeno loro dopo hanno la decenza (a volte) di farti entrare tra i privilegiati dell’albo (che poi i privilegi, ops scusate, forse dovevo dire i “diritti acquisiti”, siano un’altra schifezza, questo è un altro discorso).

  26. e non ditemi che ho scritto tirocinio con il “gn”. lo so gia, ho fatto apposta perchè mi piace farmi sculacciare dalla dottoressa (e non da dade). tutto qui.

  27. Sorvolo su alcune stronzate riportate qui da commentatori poco informati e troppo SUVati e appoggio in pieno il discorso di Dud, togliendomi anche il gusto di sculacciarlo.

    Sono troppo stanca per aver preso il treno alle 5 da Udine per essere a Milano alle 11 ad un colloquio che non so neanche come sia andato.

    Y me duole la cabeza.

    Dania precaria e niente affatto viziata.

  28. Comunque le donne nel mondo del lavoro hanno una marcia in più. E non mi dite che è un luogo, perchè è così.

    A parte la politica e pochi altri rami.

  29. mammamia.

    Ho letto tutto il thread.

    Secondo me sbagliate la prospettiva: emerge l’idea che la causa e la soluzione del problema siano all’interno del rapporto fra datore e lavoratore (precario). Io credo che la questione sia un tantino più pesante. La domanda è: l’economia italiana che stato di salute ha? La storia recente è un elenco di scomparse di interi comparti dell’industria pesante (siderurgico, chimico, informatico), mentre gli ex settori protetti (assicurazioni, banche, telecomunicazioni) fanno utili sfruttando la rendita dell’oligopolio (o del monopolio) e sull’economia reale prevale la finanziarizzazione più spinta. Un esempio simpatico è il prezzo del greggio: perché aumenta? E perché i prodotti derivati dal greggio (carburanti in primis) non scendono tanto quanto sono saliti in conseguenza dell’ultimo aumento, quando questo viene riassorbito? Insomma un’economia così malmessa e penalizzata al sud da un’economia sommersa e malavitosa contro cui lo stato fa poco (le risposte ve le lascio immaginar, ma se volete possiamo approfondire) assorbe poco lavoro, mentre si corre a delocalizzare le produzioni in paesi dove il costo del lavoro è facilmente comprimibile (usare la leva fiscale per scoraggiare questa prassi pare sia un tabù) e la Cina ci vende prodotti a basso costo, che paghiamo molto cari in termini di inquinamento globale e di aumento dei prezzi delle materie prime, che i cinesi comprano dovunque e senza badare ai prezzi vista la loro crescente liquidità.

    Quanto alle raccomandazioni, alle lauree, ai dipendenti pubblici che non fanno nulla, bene: sparatemi in petto. Sono un dipendente pubblico, laureato, assunto con regolare concorso e faccio pure il sindacalista e neanche in un ministero, ma in un ente pubblico non economico dove la retribuzione è buonissima. Non ho avuto raccomandazioni per il posto che ho vinto. Sapete perchè ho vinto? Primo: perchè mi sono laureato in legge col massimo dei voti in cinque anni esatti, secondo: perché ho continuato a studiare (e grazie al cielo potevo permettermelo), terzo: perché ho puntato scientemente tutti e dico tutti i concorsi usciti all’epoca della laurea (ne ho fatti, fermandomi poi quando sono stato assunto, circa 20 in 18 mesi), terzo: perché all’epoca avevo 26 anni e il voto di laurea alto e la giovane età (relativamente all’età media dei concorrenti) ed il punteggio della laurea facevano punteggio di concorso. Infine: all’orale mi fu sorteggiata fra le altre una domanda di scienza delle finanze (l’alternativa era politica economica della quale sapevo pochino). Il fattore C in pratica. Volete sapere se i dipendenti pubblici non fanno nulla? Ve lo dico: ci sono rilevanti sacche di inefficienza, ci sono però molte aree nelle quali il lavoro è tanto e la pressione pure (parlo di un ente che offre servizi al pubblico e non di un ministero però). Volete sapere quanti sono i dipendenti del comparto enti (previdenza e assistenza): circa novantamila. Meno di quello che pensate. Certo se poi ci mettete ministeri, scuola e sanità arriviamo ai famosi tre milioni e passa. Volete sapere quanto prende un dipendente pubblico di qualifica medioalta all inclusive? Si va da un mensile consolidato fra fisso e accessorio di 1400 ad uno di oltre 2000. Si, non mi lamento affatto. Si, lavoro, in certi periodi anche molto duramente e nell’interesse della cosa pubblica, spesso riuscendo a far risparmiare soldi alle casse dell’erario (per la specificità del mio lavoro). Volete sapere se faccio un lavoro dequalificante di passacarte come emerge dall’immagine dello statale con le mezze maniche chino sui faldoni? No, faccio l’Internal Auditor con le stesse metodologie che si usano nelle realtà aziendali private e relativi corsi di formazione.

    Ma io sono uno. La massa dei lavoratori milioni e non tutti possiamo essere avvocati, notai, medici, magistrati, ufficiali dell’esercito o funzionari pubblici: ci vogliono anche operai specializzati, tecnici, periti e via discorrendo. Poi c’è la splendida paraculaggine nazionale: quanti doppi lavori ci sono? O tripli? Quanta gente vive facendo del “fotti il tuo prossimo” uno stile di vita? Quanta gente non si accontenta e vuole tre plasma, l’audi tdi, tre smartphone, la villa al mare, quattro settimane in vacanza l’anno? Certo anche con uno stipendio buono oggi bisogna stare attenti. Ma, allora, tutti sti Cayenne, X5, A4/A6, Classe A e smart che vedo in giro, da dove vengono? Mi fermo qui, perchè sto diventando troppo prolisso…

  30. Sprechi milioni di parole per, alla fine, non dirci quanti anni hai e in che epoca hai fatto e vinto il tuo concorso.

    Discorso poco credibile il tuo se estrapolato dalle legge 30.

    Anche mia madre ha un ottimo lavoro statale e sgobba come un turco. Ma l’ha vinto molto prima dell’attuale legge del lavoro che prevede che anche i concorsi nel pubblico sia a tempo determinato (ti ricordo che uno di questi concorsi l’ho vinto anch’io…)

  31. Se inoltre l’economia va male, ampliare il divario tra ricchiricchi e poveripoveri con leggi cinesi non è, inoltre, il massimo del buon governo.

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