Vado a letto presto. Forse è il cambio di stagione, forse è l’ora solare, che anticipa i tramonti e mi fa venire voglia di piumone e di cuscino.
Esco con le amiche, non mi accorgo degli uomini, non ce n’è nessuno che mi interessa veramente.
Leggo poco, sono poco concentrata, mangio male, bevo birra più del vino, ascolto tantissima musica, cammino, cammino, cammino, mastico troppo chewingum, prendo tantissimi treni e metro e tram e non ho progetti che vadano oltre dopodomani.
Ho imbiancato casa nuova con l’aiuto di un’amica, ho fatto qualche intervista, ho speso più soldi di quelli guadagnati, ho cambiato ancora vita, ho regalato tanti jeans che non mi andavano più.
Ho letto un articolo sulla creatività, che diceva che nei momenti di euforia si hanno tante idee che non si riescono a fissare e che nei momenti di depressione mettiamo in ordine tutti i concetti e ho pensato che io, nei mesi in cui soffrivo in maniera disumana per amore, ho scritto così tanto e ho creato così tanto che forse a volte fa bene finire nella melma vischiosa di una depressione affettiva, che forse a volte i sentimenti che ci opprimono creano cose belle, che dal letame nascono i fiori, che il senno di poi migliora le cose.
Non mi piace l’inverno. Non mi piace novembre che mi ricorda l’inizio di quella che poi è stata la fine.
Però mi sveglio con la testa vuota e leggera, bevo caffè guardando Milano dalle mie nuove finestre, non ho più paura di incontrare i miei fantasmi per strada, non sento più il tempo che passa violento, ma lento e sereno e a volte si ferma ad aspettarmi quando ho il passo troppo affannato.