Desideravo scrivere un pezzo sul bel fine settimana genovese al ViadelCamp, un post che raccontasse come il mezzo fosse diventato un fine, come sia piacevole andare a un incontro che ha il solo scopo di riunire le persone, senza sponsor, discorsi sul marketing, conferenze non-conferenze, relazioni, lavagne e proiettori.
Poi ieri sera sono rientrata a casa tardi e ho mangiato la focaccia che avevamo preso nel pomeriggio ed ero molto stanca e ho pensato che avrei potuto pensare a cosa scrivere e scriverlo il giorno dopo, perché dovevo provare a dormire almeno sette ore.
Stamattina sono tornata a lavoro e, nei momenti di pausa in cui mi dicevo che avrei dovuto scrivere di quello che avevamo vissuto, sincronicamente eravamo in centinaia a continuare a viverlo, a dirci come stai, hai riposato, com’è andato il viaggio, mi dispiace esserci parlati così poco, avrei voluto esserci, quanta pioggia, non male il pranzo, hai visto le foto, hai sentito, dimmi dimmi. Tutti dal proprio posto, ma tutti nello stesso posto.
E mi sono accorta che io non so raccontare questa sincronia, non so raccontare com’è vivere una cosa che è qui, ma anche altrove, non so dire com’è vivere in un mondo all’ennesima potenza.
Stasera c’erano le formiche in casa. Avevano infestato tutta la scodella della pappa del gatto e il balcone. Quindi ho pensato che sarebbe stato meglio sterminarle invece di continuare a provare a dire una cosa che non so dire.
Allora ho passato la serata a spruzzare veleno per formiche e si è fatta già ora di andare a dormire e mi sono detta che ormai è troppo tardi per scrivere cose difficili da scrivere, come che non potrei più fare a meno di queste relazioni sociali infinite.
Per questo la smetto qui e ringrazio tutte le persone che hanno vissuto con me questi splendidi due giorni e chi ha organizzato il bell’incontro, nella speranza che ce ne siano ancora e ancora.
Prima di pubblicarlo, ho riletto questo post e ho capito che il veleno per formiche può fare davvero molto male.
Me ne scuso.